I Monumenti funebri

Dietro la chiesa di San Martino (oggi agriturismo) si sbocca sull'antica strada romana, il cui ultimo rifacimento qua e là conservato, con una striscia di mattoni al centro, è tardo medioevale, mentre i tagli nella roccia che si osservano proprio a lato della chiesa possono essere opera romana; di età medievale assai antica sono i muri che recingono l'antica proprietà monastica a sud della via. Si giunge dopo una cinquantina di metri all'edificio romano F, probabile sepolcro 
monumentale sito a fianco della strada e conglobato in un'assai caratteristica costruzione tardo-medievale che ne ha utilizzato e conservato le quattro pareti a notevole altezza. Esso è costruito in muratura a piccoli quadrelli in arenaria (opus certum) a cui si vedono intercalati alcuni corsi ornamentali a losanga (opus reticulatum), modo costruttivo tipico della Liguria della fine del I secolo d.C.. L'edificio era probabilmente in origine una tomba o recinto funerario monumentale a lato della via Julia Augusta. Proseguendo si incontrano i resti dell'edificio romano E, che paiono appartenere ad una villa piuttosto che ad una semplice tomba, poiché il muro conservato, ben visibile a lato della strada, nella località Maimona, è lungo più di 30 metri e sembra costituire il recinto di una tenuta rurale. Realizzato con lo stesso sistema del precedente, a blocchetti di arenaria di forma pressochè quadrata, e si restringe verso l'alto con tre riseghe. La casetta colonica che si vede all'interno è pur essa costruita su fondamenta romane. 

Sul lato opposto della via sono presenti tombe suburbane allineate a monte della strada, corrispondenti agli edifici D, C, B; tre costruzioni analoghe sono intercalate fra di esse nel sottosuolo, e restano da esplorare. Gli edifici B e D sono simili nella pianta e nella destinazione: sepolcri monumentali a recinto, aventi al centro una nicchia semicircolare di cui ne avanzavano solo le fondazioni. Essa conteneva probabilmente una statua del defunto, rivolta sempre verso oriente; l'interno fu però devastato e raso al suolo quasi fino alla roccia. 

L'edificio C è invece un singolare tipo di sepolcro a colombario, databile alla metà del I secolo d.C. Costruito in opus incertum e rivestito da intonaco. Tale edificio, come i due precedenti, è stato scavato e messo completamente in luce nel 1937, e conserva ancora nei loculi traccia delle urne cinerarie fittili che vi erano murate, accoppiate a due a due; fra di esse, a lato del canale di scolo per l'acqua sulla fronte nord, ve n'era anche una coppia in pietra. 








A circa 1 km da questa zona, già in territorio del comune di Alassio, si incontra l'edificio romano A, che è pure una tomba monumentale a recinto della stessa epoca degli edifici B e D (fine del I secolo d.C.), con nicchia al centro e muratura in opus certum intercalato al reticolatum, distrutto durante il secondo conflitto bellico. È fiancheggiato da secolari piante di carrubo, che inquadrano il poderoso basamento a più riseghe, rivolto verso la Iulia Augusta. Poche decine di metri a ponente dell'edificio A, oltrepassato il ruscello, si può infine osservare un tratto di strada romana integro, ancora riferibile alla costruzione antica: esso ha un solido lastricato con piccoli gradini disposti diagonalmente, per il deflusso dell'acqua, e conserva ai lati i due margines o marciapiedi rialzati, che sono la garanzia dell'origine romana della costruzione. Il muro di sostegno della strada, in grossi blocchi sovrapposti a riseghe, è presumibilmente anch'esso di epoca romana. E' possibile qui farsi un'esatta idea dell'aspetto della via Gliua Augusta in età imperiale: essa non superava i 3,50 m in larghezza.

L'interno era rivestito di intonaco con pitture, di cui avanza traccia, e sul davanti si apriva una vasca destinata probabilmente a raccogliere acqua piovana. Alla cella si entrava, per i riti funerari, attraverso una porticina aperta sul lato posteriore, di cui avanza lo stipite.

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